Narrativa
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Ignazio Silone
Una serata di luglio a Sant’Andrea
La scuola dei dittatori
Prefazione di David Bidussa
I mutamenti accaduti con la guerra portarono anche in quella remota valle sorprese e illusioni; ma, per finire, piovve e nevicò come gli altri anni, e i poveri rimasero poveri. Il giorno che arrivò la notizia del colpo di stato sembrava, da principio, un giorno come gli altri, verso la fine di luglio.
‘ANAΓKH
Il destino di Notre-Dame nei capitoli inediti di Victor Hugo
A cura di roberto Fregna
L’uomo che scrisse quella parola sul muro fu cancellato secoli fa nel flusso delle generazioni, la parola fu cancellata a sua volta dal muro della chiesa, forse la chiesa stessa sarà presto cancellata dalla faccia della terra.
Sopra quella parola fu scritto il libro che segue.
Luciano Patetta
La morte del Cellini
Più di una volta il Cellini ricordava il breve periodo, felice, in Francia presso il re Francesco I a Fontainebleau: “La sua accoglienza mi aveva ripagato delle delusioni e dei torti... sì proprio torti subiti a Roma, dove avevo difeso papa Clemente VII nei giorni del Sacco commesso dai Lanzichenecchi. Io dagli spalti di Castel Sant’Angelo, a colpi di archibugio e di bombarda avevo ucciso... forse... (eravamo in quattro o cinque a sparare) Carlo di Borbone, il comandante dei nemici, e a ferire il principe d’Orange. Gloria e riconoscenza?”.
Vanni Ronsisvalle
L’autunno del continente
Il giorno del mio decimo compleanno, secondo anno di guerra, la città di Messina fu bombardata con tecnica assolutamente nuova, in certo senso rivoluzionaria dal punto di vista del giuoco che si era fino ad allora giuocato. Vale a dire che i nostri nemici vennero in pieno mezzogiorno e vennero ad ondate successive liberandosi su Messina della più grossa quantità di esplosivo che mai fosse piovuta da quelle parti; in realtà diedero inizio a quel tipo di incursione che dopo, nelle memorie tecniche di quella guerra, sarebbe stata comunemente definita bombardamento a tappeto.
Nardo Giardina
Quelli del jazz
Finalmente il 16 aprile 1952 proprio al “Modernissimo”, in una serata di jazz che aveva come “stella” Gianni Basso, allora virtuoso del sax-tenore, debuttammo con il nome di “Magistratus Jazz Band” facendo sì che, dopo Roma e Milano, anche Bologna avesse la sua “Jazz Band”.
Carlo Flamigni
Favola di Stoltone, conigli e pochegambe.
Cosa sapete dei conigli? Poco? Lasciate allora che vi racconti una storia che li riguarda (e che tutti i conigli conoscono).
Molti, molti anni prima Eureka, l’isola dei conigli, per molti versi bellissima, non poteva essere abitata dagli esseri umani per via dei continui terremoti che la affliggevano: tutto dipendeva dal fatto che sotto la crosta superficiale l’isola era una specie di gruviera, tutta forata da grotte immense, una delle quali di tanto in tanto crollava causando grandi disastri.
Aldo Tarozzi
Monte Nero traditore
AldoTarozzi è nato a Castelfranco Emilia il 23 maggio del 1898. Ha frequentato ginnasio e liceo nel Collegio dei Salesiani di Bologna fino alla chiamata alle armi nel marzo del 1917. È stato al fronte come artigliere ed eliografista fino al gennaio 1920 quando è stato congedato.
Trasferito a Genova dopo la guerra (1921), ha esercitato inizialmente vari lavori, per poi essere assunto come impiegato nelle Ferrovie (prima a Genova, poi a Bologna). Sposatosi a Castelfranco Emilia, nel 1926, con Giuseppina Piccioli, ha avuto tre figli. È morto il 1° giugno del 1972.
Ha ricevuto la Croce di guerra come combattente della Prima guerra mondiale e gli sono state conferite, postume, medaglia e nomina a Cavaliere di Vittorio Veneto.
La sua passione è stata la pittura, a cui si è dedicato per tutta la vita, ottenendo autorevoli riconoscimenti e realizzando mostre in diverse città: Modena, Bologna, Castelfranco Emilia e Seveso al Palazzo delle Esposizioni. Retrospettive postume hanno avuto luogo a Casalecchio di Reno, a Castelfranco Emilia, e a Bologna in tre successive mostre, di cui la seconda, nel ’93, alla Villa Aldrovandi Mazzacorati, promossa dalla Commissione comunale cultura e l’ultima, col patrocinio della Banca Popolare di Milano, nell’anno 2002.
Alberto Savinio
Il sorbetto di Leopardi
Postfazione di Massimo Gatta. Chi di noi non ha pianto sulle miserie fisiche di Giacomo Leopardi? Tanto più profondamente però ferisce la nostra poetica compassione la notizia che parte di quelle miserie era dovuta alla irrefrenabile ingordigia del «contino». Leopardi era grande amatore di gelati, sorbetti, mantecati, spumoni, cassate e cremolati, il che, di per se stesso è segno alquanto brutto. Il gelato piace ai ragazzi, alle donne e agli uomini privi di occupazioni mentali. Non si concepisce uomo grave e di pensiero seduto davanti a un cremolato di visciole, col cucchiaio a spatola in mano e la bocca arrotondata a ventosa, che è la posizione caratteristica del mangiatore di gelati.