Economia
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Louis Althusser
Come leggere “Il Capitale”
Traduzioni di Claudia Mancina e Francesco Fistetti
Per un secolo gli ideologi borghesi, anche gli “economisti”, gli “storici” o i “filosofi”, hanno passato il loro tempo a cercare di “confutarlo”. Hanno affermato che le teorie del valore-lavoro e del plus-valore e la legge del valore sono tesi “metafisiche”, che non hanno niente a che vedere con “l’economia politica”. In effetti, non hanno niente a che vedere con la loro “economia politica”. 1818-2018 Duecento anni dalla nascita di Karl Marx

Giorgio Gattei
La grande guerra dei rating (2011-2012)
Dopo Pagherete caro, pagherete tutto, pagherete cash! La crisi dei mutui (2008), ecco il seguito di una crisi che è piuttosto una guerra mossa dai cosiddetti “mercati”, tramite le famigerate agenzie di rating, al debito sovrano, soprattutto europeo. Ma non è detto che questo assalto dei “mercati” vada a buon fine, così che la grande fatica esercitata nel 2011, potrebbe anche andare in fumo nel corrente anno dei Maya. Pagg. 40

Giorgio Gattei e Massimo Roccati
Era il 1992
L’anno della rinascita geopolitica della Germania dal battesimo di “Framania” (Francia + Germania) alla costituzione di un esercito europeo autonomo dalla Nato, dalla tempesta valutaria del 1992 alla guerra commerciale con gli Stati Uniti. Le vicende che hanno dato il via a quel periodo storico della “Germania riunificata” le cui conseguenze ci riguardano ancora oggi, a venti anni di distanza, vengono rilette alla luce del modello geopolitico di Karl Haushofer.

Giorgio Gattei
Pagherete caro pagherete tutto pagherete cash!
Eppure le Borse continuano a scendere, o meglio non appena vanno un pò su, il giorno dopo vanno giù perchè subito c’è chi si affretta a realizzare < prima che sia troppo tardi>. Ma troppo tardi di che? Si teme il default (leggi: fallimento) di un’intera nazione. Il rischio è stato corso all’inizio di ottobre dall’Islanda…Ma il default più minaccioso potrebbe essere quello degli Stati Uniti stessi. Pagg.32

John M. Keynes
Vi spiego la Borsa
Come con il divorzio diventa possibile abbandonare in ogni momento il proprio coniuge per tentar miglior fortuna con un altro, altrettanto nella Borsa moderna può diventare conveniente acquistar titoli, non tanto per conservarli “per sempre”, ma per venderli (salvo anche ricomprarli più tardi) secondo la logica commerciale dell’“usa e getta”. È così che l’investimento del risparmio nelle imprese, che è “illiquido” per la società nel suo complesso perché espresso in titoli rappresentativi di beni-capitali materiali, si fa “liquido” per l’individuo, che può sempre disfarsene con la massima comodità e velocità. Da qui la volubilità della Borsa. Pagg.40

Giorgio Gattei
Economisti in equilibrio
Dura la vita dell’equilibrio economico! Costruito pazientemente sul finire dell’Ottocento dapprima come tanti equilibri “parziali” (A. Marshall) e poi come equilibrio “unico e generale” (L. Walras), nel corso del Novecento esso è stato complicato soprattutto da J. Schumpeter (all’equilibrio si ritorna, ma dopo lo squilibrio d’innovazione) e da J.M. Keynes (c’è sempre il rischio di precipitare nell’equilibrio di sottoccupazione). Perché l’equilibrio economico non è uno “stato di fatto” raggiunto spontaneamente dal gioco della domanda e dell’offerta, ma un obiettivo di politica economica perseguibile con l’azione congiunta della “mano visibile” dello Stato e della “mano invisibile” del mercato. Ma, quando c’è, segue almeno la quiete? Niente affatto, perché allora si rivela (P. Sraffa) che esso mantiene al proprio interno la contraddizione distributiva del salario al profitto che si risolve soltanto con una “chiusura” politica ad opera del soggetto economico più forte, che non sono i salariati (come un tempo si era pensato) e nemmeno i padroni (come si potrebbe credere), bensì la finanza, unico garante dell’equilibrio d’innovazione, dell’equilibrio d’occupazione, dell’equilibrio di ripartizione del reddito. Pagg.160

Silvia Gajani
Schema della crisi
La crisi di un’epoca è prima di tutto crisi dei modelli in essa impliciti. È una crisi di senso. Ed è sempre successo che – come fuoco sotto la cenere – nelle crisi più gravi si cristallizzino i segni del modello nuovo, ancora impensato. Pagg.36