Catalogo
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John M. Keynes
Vi spiego la Borsa
Come con il divorzio diventa possibile abbandonare in ogni momento il proprio coniuge per tentar miglior fortuna con un altro, altrettanto nella Borsa moderna può diventare conveniente acquistar titoli, non tanto per conservarli “per sempre”, ma per venderli (salvo anche ricomprarli più tardi) secondo la logica commerciale dell’“usa e getta”. È così che l’investimento del risparmio nelle imprese, che è “illiquido” per la società nel suo complesso perché espresso in titoli rappresentativi di beni-capitali materiali, si fa “liquido” per l’individuo, che può sempre disfarsene con la massima comodità e velocità. Da qui la volubilità della Borsa. Pagg.40
Giorgio Gattei
Economisti in equilibrio
Dura la vita dell’equilibrio economico! Costruito pazientemente sul finire dell’Ottocento dapprima come tanti equilibri “parziali” (A. Marshall) e poi come equilibrio “unico e generale” (L. Walras), nel corso del Novecento esso è stato complicato soprattutto da J. Schumpeter (all’equilibrio si ritorna, ma dopo lo squilibrio d’innovazione) e da J.M. Keynes (c’è sempre il rischio di precipitare nell’equilibrio di sottoccupazione). Perché l’equilibrio economico non è uno “stato di fatto” raggiunto spontaneamente dal gioco della domanda e dell’offerta, ma un obiettivo di politica economica perseguibile con l’azione congiunta della “mano visibile” dello Stato e della “mano invisibile” del mercato. Ma, quando c’è, segue almeno la quiete? Niente affatto, perché allora si rivela (P. Sraffa) che esso mantiene al proprio interno la contraddizione distributiva del salario al profitto che si risolve soltanto con una “chiusura” politica ad opera del soggetto economico più forte, che non sono i salariati (come un tempo si era pensato) e nemmeno i padroni (come si potrebbe credere), bensì la finanza, unico garante dell’equilibrio d’innovazione, dell’equilibrio d’occupazione, dell’equilibrio di ripartizione del reddito. Pagg.160
Silvia Gajani
Schema della crisi
La crisi di un’epoca è prima di tutto crisi dei modelli in essa impliciti. È una crisi di senso. Ed è sempre successo che – come fuoco sotto la cenere – nelle crisi più gravi si cristallizzino i segni del modello nuovo, ancora impensato. Pagg.36
Antonio Monestiroli
Il razionalismo esaltato di Aldo Rossi
Aldo Rossi ha sempre operato all’interno di due termini antitetici, razionalità ed esaltazione, comprendendo entrambi in un unico pensiero. Due termini che sembrano rimandare a due modi incompatibili di conoscere. Da un lato una solida base razionale, dunque una realtà che si è formata nella storia. Dall’altro un pensiero fertile che di questa realtà cerca gli aspetti essenziali attraverso un atto di esaltazione. Pagg. 40
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Edoardo Persico
Profezia dell’architettura
Più tardi, i nuovi architetti, e gli storici della nuova architettura, si ricorderanno soltanto del comitato di scienziati: punteranno sui tecnici,sugli urbanisti, sui manipolatori di piani; e trascureranno, a mano a mano, la premessa capitale dell’architettura moderna. Pagg.36
Antonio Monestiroli
La forma rispondente
“…sempre, l’architettura ha bisogno di un programma a cui riferirsi, di una motivazione, di una necessità insomma, che le viene data dalla società che la produce”. Pagg.40
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Raffaello Giolli
Che cos’è un architetto
Presentati da Cesare De Seta, che già nel 1972 ne curò l’antologia, gli scritti di Raffaello Giolli furono pubblicati su riviste come “Casabella”, “Domus”, “Colosseo”, negli anni Trenta. Di quegli anni ci restituiscono l’appassionata tensione morale che animò la critica e il dibattito sull’architettura italiana nell’acuirsi di una vicenda politica che sfocerà nella seconda guerra mondiale.
Antifascista militante, Giolli fu arrestato dall’OVRA, poi deportato nel campo di concentramento di Gusen, dove morì nel gennaio del 1945.